E' il quinto anno che vado a Pescara e per il quinto anno consecutivo porto a casa la mia medaglia e la mia maglietta da finisher. E' sempre un'emozione grandissima tagliare il traguardo sentendo lo speaker urlare il tuo nome ma ogni anno, facendo la stessa cosa, vivo un'esperienza diversa. Ogni anno, Pescara, mi regala qualcosa di nuovo. Spero di non scadere nella retorica con il mio racconto perché la lezione ricevuta ieri mi porta a fare considerazioni sulla gestione delle proprie energie fisiche e mentali, sul rispetto delle regole non scritte, sulla disciplina, sulla capacità di rispettare quello che si ha dentro senza sperare che possa succedere qualcosa di straordinario. Sintetizzando, ieri mi sono beccato una bella lezione sull'umiltà! Il bello di una gara del genere è proprio questo. In un tempo relativamente ristretto, sei protagonista di un viaggio interiore in cui devi utilizzare il tuo essere per portare a casa la pellaccia. Ti metti alla prova. Studi una tattica, in funzione dei tuoi mezzi, per raggiungere un obbiettivo. Nella vita questo succede in tempi molto più lunghi, in una gara tutto si restringe a 6 ore 37 minuti e 13 secondi.
Lo scorso anno, con una preparazione simile, era arrivata la sorpresa. Migliore prestazione di sempre, sofferenza zero, gestione delle energie perfetta. Mi ricordo che ero incazzato all'arrivo perché, non avendo nessuna voglia di soffrire, mi ero rifiutato di andare più forte nella corsa. Forse la mia gara è stata influenzata proprio dal rimorso dello scorso anno. Avendo la stessa condizione fisica, mi sono obbligato a fare di più con l'obiettivo di togliermi il sassolino dalla scarpa....... Idiota!
NUOTO:
La frazione di nuoto è sempre quella con più punti interrogativi. Troppe le variabili ambientali per poter scegliere una tattica. Non essendo un gran nuotatore e soffrendo il mal di mare, come sempre, mi sono limitato ad evitare le botte in acqua (quest'anno ne ho date di più di quante ne abbia ricevute!). Nuotare in mare aperto ha un fascino indescrivibile. Io, uomo di montagna, mi vivo la frazione di nuoto sempre come un'impresa epica. Lo scorso anno, spinti dalle onde e da quelli che venivano dietro, una ventina di noi ci siamo ritrovati sotto la boa direzionale (3x3x3 metri). Potete immaginare cosa significhi stare sott'acqua, sotto la boa ed in compagnia di una ventina di persone...... tragedia sfiorata! Venendo alla fredda cronaca, esco dall'acqua con il mio crono migliore mai nuotato a Pescara!
BICI:
Gasatissimo dal risultato, corro a prendere la bici. Perdo un po' di tempo a recuperare le cose necessarie alla seconda frazione perché mi gira la testa...... ma è normale.
Esco dalla zona cambio, salto in bici e comincio a far girare le gambe. Fa caldo e il sole picchia, comincio la mia opera di idratazione dopo la frazione di nuoto. Sono le due del pomeriggio! Il percorso prevede un unico giro di 90km. Esco dalla città percorrendo la bretella autostradale che porta a Pescara Sud. Un tratto di 10km circa con una leggera pendenza a sfavore. Subito si percepisce la presenza del vento. Forte, inesorabile ostacola la mia marcia. Le gambe girano bene e tengo il passo degli altri....... a debita distanza, la scia qui è vietata. Esco dal raccordo per cominciare la lunga ascesa, oltre 1000 metri di dislivello totale. Ci sono tre "colline" da scalare, l'ultima a 64km poi sarà tutta discesa fino alla zona cambio. L'afa si fa sentire. E' come se ci fosse uno, con un fono gigante acceso, che si diverte a scacciarti indietro, in salita! Mai visti tanti atleti scendere dalla bici e farsela a piedi, mai visti tanti atleti stesi all'ombra a rifiatare. Le ambulanze fanno avanti e dietro per portare via coloro i quali hanno abbandonato colti da malore. Un massacro! E l'idiota che fa? Invece di pensare a gestire e conservare la sua sensazione di benessere, si alza sui pedali e sgambetta via come una gazzella! Pedalo, bevo, mangio con frenesia. Anche in discesa, invece di far rifiatare le gambe, mi butto giù come un forsennato. Ho la percezione che sto facendo tutto bene, che mi sto idratando a sufficienza. Ormai sono al settantesimo chilometro. Ho il vento alle spalle ed è discesa, uno sballo. Viaggio a 40-45 km/h ma avverto un po' di stanchezza alle gambe. Mando giù la dose di amminoacidi prevista per la frazione di corsa, continuo a bere con continuità ma le gambe continuano a dolere ed accuso un leggero mal di testa. Mancano 5km alla zona cambio e realizzo che sono completamente disidratato!
CORSA:
Non mi perdo d'animo. Lascio la bici, metto le scarpette, faccio una doccia con l'acqua delle borracce..... una bacio alla mia dolce metà e via di corsa! Quando scendo dalla bici e comincio a correre la sensazione è sempre di libertà. Anche se le gambe sono appesantite e dure, io mi sento sempre meglio, più leggero. Imposto il passo a 5:30/km e resto in attesa di vedere cosa succede. La testa duole sempre di più ma le gambe rispondono al ritmo imposto. Al terzo dei 21 km finali finisce la mia gara! All'improvviso si spengono tutte le mie velleità di finire sotto le sei ore totali...... crampi! Una coltellata al bicipite femorale sinistro, dolore. I crampi sono terribili, non ci puoi fare niente. Ti fermi piegato a metà sperando che quel dolore terribile si smorzi il prima possibile. Sorrido, provo a camminare. Comincia un'altra gara. La perplessità di vedere cosa poteva succedere nella terza frazione lascia il posto alla realtà: sono prosciugato! C'è la testa, ci sono le energie ma non ci sono più i muscoli.....ho fatto lo sborone in bicicletta e per giunta in condizioni climatiche proibitive. Abbasso il ritmo della corsa e inizio un lavoro psicologico per far fare al corpo ciò che la mente decide. Qui nasce la mia gioia. Non che mi piaccia soffrire, ma quando il corpo riesce a fare quello che la testa gli impone di fare....... sono soddisfazioni. Mi faccio i restanti 18km correndo con scioltezza, fermandomi ai ristori e curando al massimo l'idratazione. I crampi arrivano ogni 3-4km: bicipite femorale destro, adduttore sinistro, adduttore destro, gracile.......tutti protagonisti. In questa lunga corsetta verso la finish line provo a rivedere tutta la gara. Se penso a come mi sono comportato, soprattutto nella salita, un senso si rabbia e di delusione mi pervade. Mi viene in mente una frase che mia madre pronuncia spesso: "A vui la presunzione vi mangia vivi!" Purtroppo è così, sono stato presuntuoso. Per rimediare ora devo fare appello a tutta la mia forza di volontà per tenere la situazione sotto controllo. Bella lezione ma altrettanto bella razione. Alla fine arrivo felice e sereno, farò tesoro di quanto accaduto. Baci e abbracci, come sempre, mi accolgono all'arrivo. Avere la famiglia che ti aspetta al traguardo ti da sempre qualcosa in più da mettere in campo. Grazie family!
Ciao Pescara, ci rivediamo il prossimo anno!
Ironman
La sfida più grande...arrivare fino in fondo!!!
lunedì 15 giugno 2015
mercoledì 22 ottobre 2014
Un nuovo cammino
E' passato più di un anno, oramai, e mi sento pronto a condividere con voi questo nuovo cammino intrapreso. In questo blog entra, oggi, lo shiatsu. Non sarà semplice spiegare di cosa si tratta, ma il tentativo di farvi partecipi mi accompagna già da un po' di tempo. Prendo al balzo la voglia del gruppo di studio di pubblicizzare la scuola dove stiamo seguendo il corso e do inizio alla mia opera di condivisione.
La locandina riportata a lato mostra la scuola dove, dall'ottobre del 2013, mi reco per seguire le lezioni tenute dall'insegnante Antonio Cerino. L'Associazione culturale "Il Cerchio" ospita al suo interno La Scuola Internazionale di Shiatsu Italia.
Io ho deciso di seguire il corso professionale con l'obiettivo di diventare un operatore shiatsu a tutti gli effetti. Parlare del perché di questa scelta è cosa ardua, richiederebbe tantissimo tempo. Diciamo che ho seguito l'istinto o forse meglio dire un richiamo. Il mio obiettivo è quello di farvi conoscere, poco alla volta, questa "disciplina". In questo modo, forse, risalirete al perché della mia scelta. Con i miei post non cercherò di farvi delle lezioni, assolutamente. Lungi da me una cosa del genere.
Il mio desiderio, come sempre, è quello di condividere ciò che mi emoziona e mi arricchisce.
lunedì 6 ottobre 2014
In viaggio (Secondo giorno)
La sveglia suona alle 6:00 ma io sono già sveglio. Non ce la faccio ad alzarmi, la notte è stata durissima. Praticamente non ho dormito per colpa dei crampi che sopraggiungevano improvvisi nel bel mezzo del sonno ed ora mi ritrovo stanco, a pezzi, impaurito ....e mò!?
Con coraggio mi vesto, preparo lo zaino e scendo a fare colazione. Fame zero, sono ancora nauseato dalla cena ma mi impongo di mangiare quanto più possibile. Risalgo in camera, infilo la testa sotto l'acqua fredda con il tentativo di scuotere e risvegliare il mio corpo. Nel salire e scendere le scale ho potuto verificare che le gambe non ci sono ed i crampi sono in agguato.......che fare? Partire o fermarsi un giorno? Squilla il telefono, è Stefania. Lei non sa che sono già partito, lei sa che sto per partire (sorprese d'amore!). Mi chiede come mi sento, se sono emozionato e pronto per questa avventura. Parlare con lei mi scuote, come sempre. Un'onda di energia mi pervade; mi immagino arrivare in serata tra lo stupore di familiari increduli e le lacrime di gioia. Si parte, ce la posso fare. In fin dei conti, male che va mi faccio venire a prendere. L'obiettivo della giornata è fare quanti più chilometri possibile, avvicinarsi quanto più possibile. Se poi riesco ad arrivare con le mie gambe beh allora mi tuffo in acqua con tutta la bicicletta! VIA!
Salgo in bici e la seduta è già da lacrime, non importa. Per fortuna il primo tratto è pianeggiante, posso sciogliere un pò le gambe e far entrare in circolo la colazione. Devo assolutamente scongiurare i crampi e per questo la mia velocità è controllatissima. Rapporti agili e velocità da crociera. Comincia la salita verso Lagonegro...... lunga, lenta ma piacevolissima....... sono nei boschi! Mi affianca un ciclista che sta rientrando dal suo allenamento, anche lui diretto a Lagonegro. Tra le chiacchiere gli racconto il mio "pellegrinaggio"..... da dove son partito, quando son partito, la strada che mi aspetta. "STAI BELLO ACCIUMAGATO!" mi dice. "Prego?" Gli rispondo. "GUARDA CHE TE PUOI ACCAPPOTTA'!" Replica lui. E' di Roma e viene in vacanza da queste parti ogni anno. Conosce bene queste montagne e mi fa capire, in modo molto esplicito, che quello che mi aspetta è da brividi. Anche ieri mi è capitato spesso di confrontarmi con lo stupore delle persone quando mi fermavo per chiedere indicazioni stradali, ma erano persone normali. Adesso, invece, è un ciclista provetto che mi sta avvertendo del pericolo....... non fa niente, male che va prendo un pullman! Arrivati a Lagonegro ci salutiamo. Mi fermo al mercatino della piazza a comprare un po' di frutta, la mangio e via. Scendo verso Lauria ma non mi sento tanto bene. Comincia a far caldo, mi sento debole, affaticato ed anche preoccupato. Le gambe continuano a latitare ed anche in discesa comincia a costarmi il pedalare.
Decido di fermarmi nuovamente. Non devo avere fretta, meglio ascoltare i richiami del corpo.
Mi fermo al lago Sirino, scendo dalla bici, mi tolgo scarpe e calze e mi tuffo con le gambe nelle vasche della sorgente......... ahhhhhhhh! Trascorro almeno un'ora ad immergere, ad intervalli, le gambe in quell'acqua gelida! Bevo, mi rinfresco tutto il corpo, mangio. Come per magia, ora mi sento tonico. Sento nuovamente il profumo dei boschi, ma cos'è acqua di Lourdes? Salto in groppa al mio destriero, non senza dolori al fondoschiena. Ora la discesa è bella e liberatoria, mi sento in pace con me stesso e sono pronto a tutto. Dopo Lauria ricomincia la salita. In direzione opposta, una lunga carovana di macchine asfissia la mia ascesa. Hanno chiuso l'autostrada per eccessivo traffico! Continuo a salire, sempre con molta calma; devo arrivare a Castelluccio Inferiore. Secondo i miei calcoli (sbagliati), una volta arrivato lì poi sarà una lunga discesa verso lo Ionio. Sono felice, sgambetto agile sui pedali nonostante il caldo. Arrivo sul valico di Prestieri a 837 m s.l.m.
Da qui posso guardare lontano. Vedo altre montagne all'orizzonte ma non credo interessino il mio percorso......è fatta! Mancano ancora tanti chilometri ma saranno tutti in discesa fino al mare e pianeggianti fino a "casa". Devo sbrigarmi però, altrimenti farà buio prima del mio arrivo. Giù in picchiata! Una lunga discesa mi rinfresca e mi da la possibilità di bere e mangiare. Scendo, scendo ma la direzione non mi convince molto......mi sto praticamente dirigendo verso quelle montagne che ritenevo "non interessanti"! Mi fermo per chiedere delucidazioni a degli indigeni.........dramma!
La salita non è ancora finita. Mi viene detto che scenderò fino a 200 m s.l.m per poi risalire fino a quota 1081.........mi viene da piangere. Quelle poche energie che avevo mi abbandonano, il morale crolla sotto i piedi e con esso la speranza di tuffarmi con tutta la bici in acqua. Venti chilometri, venti chilometri di salita ancora e poi torneranno i conti fatti sul valico di Prestieri. Il problema è che nelle mie gambe non ci sono quei venti chilometri. Mi rincuoro pensando a dov'ero stamattina, a come mi sentivo prima di partire, a quello che era il reale obiettivo della giornata.......fare più chilometri possibile. Impiego tre ore a fare i maledetti 20 km, la maggior parte a piedi per evitare i crampi.
Sono sulla "cima Coppi" della mia avventura. Alle 17:30 realizzo che non ce la farò mai ad arrivare alla meta con le mie forze. L'ultima ascesa è stata terribile, ho ricordi vaghi ed offuscati dal dolore..... altro che pensieri filosofici e discorsi spirituali! Mi sento prosciugato nel corpo e nello spirito......ho freddo. Indosso il K-Way per affrontare la discesa. Sono consapevole del fatto che dovrò chiamare Stefania per farmi venire a prendere, devo solo trovare il coraggio per accettare la mia sconfitta. Scendo fino a Castrovillari, discesa interminabile. Da qui l'itinerario prevedeva una piccola risalita verso Frascineto e poi un'altra lunga discesa fino allo Ionio. Io decido di continuare a scendere perché non ho più le gambe nemmeno per pedalare in pianura. Chiedo indicazioni su quale strada percorrere per continuare a scendere, non posso fare altro. Mi fermo a mangiare un gelato e chiamo la mia Stefy. Le racconto i fatti; lei fa finta di essere sorpresa (aveva capito tutto) e mi dice di stare tranquillo. L'appuntamento è giù a valle, dove non si sente più l'odore dei boschi ma nemmeno quello del mare. FINE.
La foto a lato rende benissimo l'idea di come mi sentivo. Tante aspettative riposte in questo viaggio ed, apparentemente, nessun risultato portato a casa. L'esperienza è stata di quelle che non si dimenticano più, mai sofferto così tanto. A mente fredda posso dire che, data l'inesperienza, sono stato bravo a gestire sia le emozioni (di paura) sia le energie fisiche. Il prossimo anno, sperando di averne la possibilità, certi errori non si ripeteranno. Arriverò alla partenza più preparato fisicamente e cercherò sicuramente di gestire meglio la parte relativa al cibo.....ho mangiato pochissimo rispetto a quello che ho consumato. Il viaggio interiore comunque c'è stato. Ho dovuto fare pace con me stesso per affrontare e superare una simile avventura.....l'unione fa la forza!
P.S. Da quel viaggio, quegli occhi blu non mi hanno più tormentato..... a presto.
Con coraggio mi vesto, preparo lo zaino e scendo a fare colazione. Fame zero, sono ancora nauseato dalla cena ma mi impongo di mangiare quanto più possibile. Risalgo in camera, infilo la testa sotto l'acqua fredda con il tentativo di scuotere e risvegliare il mio corpo. Nel salire e scendere le scale ho potuto verificare che le gambe non ci sono ed i crampi sono in agguato.......che fare? Partire o fermarsi un giorno? Squilla il telefono, è Stefania. Lei non sa che sono già partito, lei sa che sto per partire (sorprese d'amore!). Mi chiede come mi sento, se sono emozionato e pronto per questa avventura. Parlare con lei mi scuote, come sempre. Un'onda di energia mi pervade; mi immagino arrivare in serata tra lo stupore di familiari increduli e le lacrime di gioia. Si parte, ce la posso fare. In fin dei conti, male che va mi faccio venire a prendere. L'obiettivo della giornata è fare quanti più chilometri possibile, avvicinarsi quanto più possibile. Se poi riesco ad arrivare con le mie gambe beh allora mi tuffo in acqua con tutta la bicicletta! VIA!
Salgo in bici e la seduta è già da lacrime, non importa. Per fortuna il primo tratto è pianeggiante, posso sciogliere un pò le gambe e far entrare in circolo la colazione. Devo assolutamente scongiurare i crampi e per questo la mia velocità è controllatissima. Rapporti agili e velocità da crociera. Comincia la salita verso Lagonegro...... lunga, lenta ma piacevolissima....... sono nei boschi! Mi affianca un ciclista che sta rientrando dal suo allenamento, anche lui diretto a Lagonegro. Tra le chiacchiere gli racconto il mio "pellegrinaggio"..... da dove son partito, quando son partito, la strada che mi aspetta. "STAI BELLO ACCIUMAGATO!" mi dice. "Prego?" Gli rispondo. "GUARDA CHE TE PUOI ACCAPPOTTA'!" Replica lui. E' di Roma e viene in vacanza da queste parti ogni anno. Conosce bene queste montagne e mi fa capire, in modo molto esplicito, che quello che mi aspetta è da brividi. Anche ieri mi è capitato spesso di confrontarmi con lo stupore delle persone quando mi fermavo per chiedere indicazioni stradali, ma erano persone normali. Adesso, invece, è un ciclista provetto che mi sta avvertendo del pericolo....... non fa niente, male che va prendo un pullman! Arrivati a Lagonegro ci salutiamo. Mi fermo al mercatino della piazza a comprare un po' di frutta, la mangio e via. Scendo verso Lauria ma non mi sento tanto bene. Comincia a far caldo, mi sento debole, affaticato ed anche preoccupato. Le gambe continuano a latitare ed anche in discesa comincia a costarmi il pedalare.
Decido di fermarmi nuovamente. Non devo avere fretta, meglio ascoltare i richiami del corpo.
Mi fermo al lago Sirino, scendo dalla bici, mi tolgo scarpe e calze e mi tuffo con le gambe nelle vasche della sorgente......... ahhhhhhhh! Trascorro almeno un'ora ad immergere, ad intervalli, le gambe in quell'acqua gelida! Bevo, mi rinfresco tutto il corpo, mangio. Come per magia, ora mi sento tonico. Sento nuovamente il profumo dei boschi, ma cos'è acqua di Lourdes? Salto in groppa al mio destriero, non senza dolori al fondoschiena. Ora la discesa è bella e liberatoria, mi sento in pace con me stesso e sono pronto a tutto. Dopo Lauria ricomincia la salita. In direzione opposta, una lunga carovana di macchine asfissia la mia ascesa. Hanno chiuso l'autostrada per eccessivo traffico! Continuo a salire, sempre con molta calma; devo arrivare a Castelluccio Inferiore. Secondo i miei calcoli (sbagliati), una volta arrivato lì poi sarà una lunga discesa verso lo Ionio. Sono felice, sgambetto agile sui pedali nonostante il caldo. Arrivo sul valico di Prestieri a 837 m s.l.m.
Da qui posso guardare lontano. Vedo altre montagne all'orizzonte ma non credo interessino il mio percorso......è fatta! Mancano ancora tanti chilometri ma saranno tutti in discesa fino al mare e pianeggianti fino a "casa". Devo sbrigarmi però, altrimenti farà buio prima del mio arrivo. Giù in picchiata! Una lunga discesa mi rinfresca e mi da la possibilità di bere e mangiare. Scendo, scendo ma la direzione non mi convince molto......mi sto praticamente dirigendo verso quelle montagne che ritenevo "non interessanti"! Mi fermo per chiedere delucidazioni a degli indigeni.........dramma!
La salita non è ancora finita. Mi viene detto che scenderò fino a 200 m s.l.m per poi risalire fino a quota 1081.........mi viene da piangere. Quelle poche energie che avevo mi abbandonano, il morale crolla sotto i piedi e con esso la speranza di tuffarmi con tutta la bici in acqua. Venti chilometri, venti chilometri di salita ancora e poi torneranno i conti fatti sul valico di Prestieri. Il problema è che nelle mie gambe non ci sono quei venti chilometri. Mi rincuoro pensando a dov'ero stamattina, a come mi sentivo prima di partire, a quello che era il reale obiettivo della giornata.......fare più chilometri possibile. Impiego tre ore a fare i maledetti 20 km, la maggior parte a piedi per evitare i crampi.
Sono sulla "cima Coppi" della mia avventura. Alle 17:30 realizzo che non ce la farò mai ad arrivare alla meta con le mie forze. L'ultima ascesa è stata terribile, ho ricordi vaghi ed offuscati dal dolore..... altro che pensieri filosofici e discorsi spirituali! Mi sento prosciugato nel corpo e nello spirito......ho freddo. Indosso il K-Way per affrontare la discesa. Sono consapevole del fatto che dovrò chiamare Stefania per farmi venire a prendere, devo solo trovare il coraggio per accettare la mia sconfitta. Scendo fino a Castrovillari, discesa interminabile. Da qui l'itinerario prevedeva una piccola risalita verso Frascineto e poi un'altra lunga discesa fino allo Ionio. Io decido di continuare a scendere perché non ho più le gambe nemmeno per pedalare in pianura. Chiedo indicazioni su quale strada percorrere per continuare a scendere, non posso fare altro. Mi fermo a mangiare un gelato e chiamo la mia Stefy. Le racconto i fatti; lei fa finta di essere sorpresa (aveva capito tutto) e mi dice di stare tranquillo. L'appuntamento è giù a valle, dove non si sente più l'odore dei boschi ma nemmeno quello del mare. FINE.
La foto a lato rende benissimo l'idea di come mi sentivo. Tante aspettative riposte in questo viaggio ed, apparentemente, nessun risultato portato a casa. L'esperienza è stata di quelle che non si dimenticano più, mai sofferto così tanto. A mente fredda posso dire che, data l'inesperienza, sono stato bravo a gestire sia le emozioni (di paura) sia le energie fisiche. Il prossimo anno, sperando di averne la possibilità, certi errori non si ripeteranno. Arriverò alla partenza più preparato fisicamente e cercherò sicuramente di gestire meglio la parte relativa al cibo.....ho mangiato pochissimo rispetto a quello che ho consumato. Il viaggio interiore comunque c'è stato. Ho dovuto fare pace con me stesso per affrontare e superare una simile avventura.....l'unione fa la forza!
P.S. Da quel viaggio, quegli occhi blu non mi hanno più tormentato..... a presto.
venerdì 3 ottobre 2014
In viaggio (Primo giorno)
E' quasi un anno che non scrivo sul blog............................ inutile parlarne.
Spesso il desiderio, il bisogno di rifugiarsi in questo spazio metafisico mi porta a raccogliere pensieri da condividere. Il problema è che il tempo a disposizione per digitalizzare il tutto risulta sempre più scarso e quelle emozioni, quelle intime esternazioni finiscono per trasformarsi in semplici ricordi....
Quest'estate sentivo forte l'esigenza di viaggiare, di affrontare un'avventura. Si può viaggiare in tanti modi e per diverse ragioni ma io percepivo l'esigenza di espiare una colpa, di fare due chiacchiere a muso duro con il sottoscritto. Quale occasione migliore, fatta di sofferenza fisica e solitudine, se non quella di pedalare per 389 km? Cosa potevo trovare di meglio per costringermi a parlare? Nulla!
Erano anni che sentivo il desiderio di farlo e quest'anno c'è stato sufficiente coraggio e la giusta motivazione...... e così sono sceso in Calabria con la bici (di Stefania!!!). Venivo da un paio di mesi in cui non mi ero sentito particolarmente a mio agio con me stesso. A questo si aggiungeva un trauma vissuto qualche settimana prima della partenza che mi aveva destabilizzato ulteriormente. Non potevo non ascoltarmi. Forse il motivo principe della mia necessità nasceva proprio da quel trauma, da quegli occhi blu che mi tormentavano la notte. Per farla breve, per una mia "distrazione", mio nipote Federico ha rischiato di annegare. E' stato un attimo, dieci metri di distanza e mi sono sentito chiamare da mio figlio con una voce carica di paura. La scena che mi sono trovato di fronte si è stampata indelebilmente nel mio cervello. Quei due occhi blu annaspavano nell'acqua. Ora sommersi, ora vivi lottavano per rimanere aperti ancora. Non ricordo come ma mi sono ritrovato in acqua a sorreggerlo....... "grazie zio!" le sue parole. Da quel momento, quotidianamente, rivivevo la scena in mille modi diversi con un esito sempre drammatico.....un tormento. Mi sentivo in colpa, mi sentivo responsabile di un qualcosa che poteva segnare per sempre il destino di un bambino.
Primo giorno:
Sono le 6:30, è tutto pronto. Carico come una molla, sono consapevole del fatto che mi aspettano due
giorni intensi, speranzoso che siano anche ricchi di emozioni. L'imperativo è categorico, andare piano.
L'aria è piacevolmente fresca, via Caracciolo è un vero spettacolo. Mi emoziono nel guardare il Vesuvio in lontananza pensando che devo raggiungerlo e superarlo. Da Piazza Municipio a Torre del Greco il viaggio è da incubo. Il fondo stradale è fatto di blocchi di basalto, non c'è un attimo di pace. Sono costretto a pedalare in piedi sulla bici per non "affaticare" il mio posteriore. Due ore a sperperare energie fisiche e mentali........ le pagherò a caro prezzo, lo sento. La situazione non migliora da Torre del Greco in poi. Se da un lato il fondo stradale è diventato scorrevole dall'altro la "città", oramai, è completamente sveglia. Torre Annunziata, Scafati, Angri, Cava dei Tirreni una lunga fila di macchine, autoarticolati, moto, semafori, polvere, gas di scarico, frastuono........l'inferno! Dove sono i miei boschi? La strada comincia a scendere verso Salerno, il peggio è passato. Ho la bocca piena di polvere, ne sento lo scricchiolio sotto i denti......che schifo. Faccio una sosta nella villa comunale della Perla del Sud. Mi rinfresco il corpo, sciacquo la bocca.......quasi una doccia, comincia a far caldo. Percorro il lungomare con leggerezza, finalmente un po' di pace. Mi ritrovo a pedalare con gioia mirando i bagnanti, il riflesso dell'acqua.......comincio a sentirmi in vacanza. Mai distrarsi! Sbaglio strada. Invece di percorrere la diagonale, mi ritrovo a coprire i cateti di un immaginario triangolo rettangolo che collega Salerno e Battipaglia. Quasi un'ora in più (20 km) sulla tabella di marcia e sotto un sole cocente.....la pagherò a caro prezzo, lo sento. Ore 13:00, sono a Battipaglia. Decido di fermarmi a mangiare, bere e riposarmi. Sono a metà del tragitto e comincio a sentire la stanchezza; un'ora di sosta mi farà bene. Cerco di rilassarmi, fino ad ora il viaggio è stato troppo frenetico. "Non è una gara" mi ripeto, non è una gara.
Fa caldo, il sole picchia forte sulla pelle. Ho passato da poco Eboli e la strada comincia a salire.
Ci sono da scalare gli Alburni per infilarsi nel Vallo di Diano, la mia prima meta è lì. Bevo con continuità ma sento che il corpo evapora più velocemente. Il tratto più duro del percorso capita nel momento più caldo della giornata.....non lo avevo previsto. Le gambe girano bene, il cardiofrequenzimetro mi tranquillizza, pedalo con un buon ritmo. Ora che sono finalmente solo non ho il coraggio di rilassarmi a guardare intorno a me, dentro di me. Fisso l'asfalto cercando di farlo scorrere ininterrottamente. Dopo quasi due ore, la salita termina. Ora le gambe mi fanno male, sono vuote. La seduta non è più "piacevole", accuso dolori anche al fondoschiena. Cerco di sciogliere i muscoli in discesa, mi idrato, mangio qualcosa ma le sensazioni non sono ottime. Scendo verso Auletta. Una frana mi costringe a prendere la bici in spalla, altra mazzata sulle gambe. Arrivo alle Grotte di Pertosa e la strada ricomincia a salire. Davanti a me un muro verde ed una serie di tornanti in lontananza che non fanno presagire nulla di buono. Sono cotto e manca ancora tanto. Non mi abbatto e continuo a pedalare sfruttando rapporti sempre più leggeri. Devo alzarmi spesso sui pedali perché la sella mi sta logorando le natiche........errore non partire con la mia sella! Alzarsi sui pedali significa affaticare ulteriormente le gambe ed infatti........crampi!
Faccio appena in tempo a scendere dalla bici che i bicipiti femorali si pietrificano. Mi siedo a terra per cercare di stirarli ma il dolore è lancinante. Mi alzo per provare a camminare ma non riesco a muovere le gambe.......è la fine! Davanti a me i tornanti sono più vicini ma ancora belli alti, il muro si è solo avvicinato. Respiro, bevo, mi calmo. Faccio un passo, poi un altro.... ora posso almeno camminare. Il Vallo di Diano è dietro quel muro. Casalbuono (prima tappa) è troppo lontano. Devo almeno scollinare, scendere verso la civiltà per trovarmi un posto dove dormire. Sono le 17:00, ci sono più di due ore di luce ancora e se cammino fino alla vetta ce la faccio. Mi costa fatica camminare in salita, spingendo la bici, ma almeno "macino metri" e mi posso, finalmente, guardare intorno. Sto meglio, ora sono sull'ultimo tornante......in alto. Mi giro a guardare alle mie spalle per la prima volta. Da qui riesco a scorgere quello che è stato il tragitto di oggi, non mi sembra possibile! Risalgo in sella a fatica. La bici scende da sola verso la valle. Provo a far girare le gambe, un po' di stretching per scongiurare altri crampi. Ormai non ho più niente da dare. Inutile andare oltre; meglio fermarsi per recuperare quanto prima possibile. Mi fermo ad Atena Lucana dopo 198 km, quasi dieci ore a pedalare. Una doccia, una cena ingerita con difficoltà e collasso nel letto.
Spesso il desiderio, il bisogno di rifugiarsi in questo spazio metafisico mi porta a raccogliere pensieri da condividere. Il problema è che il tempo a disposizione per digitalizzare il tutto risulta sempre più scarso e quelle emozioni, quelle intime esternazioni finiscono per trasformarsi in semplici ricordi....
Quest'estate sentivo forte l'esigenza di viaggiare, di affrontare un'avventura. Si può viaggiare in tanti modi e per diverse ragioni ma io percepivo l'esigenza di espiare una colpa, di fare due chiacchiere a muso duro con il sottoscritto. Quale occasione migliore, fatta di sofferenza fisica e solitudine, se non quella di pedalare per 389 km? Cosa potevo trovare di meglio per costringermi a parlare? Nulla!
Erano anni che sentivo il desiderio di farlo e quest'anno c'è stato sufficiente coraggio e la giusta motivazione...... e così sono sceso in Calabria con la bici (di Stefania!!!). Venivo da un paio di mesi in cui non mi ero sentito particolarmente a mio agio con me stesso. A questo si aggiungeva un trauma vissuto qualche settimana prima della partenza che mi aveva destabilizzato ulteriormente. Non potevo non ascoltarmi. Forse il motivo principe della mia necessità nasceva proprio da quel trauma, da quegli occhi blu che mi tormentavano la notte. Per farla breve, per una mia "distrazione", mio nipote Federico ha rischiato di annegare. E' stato un attimo, dieci metri di distanza e mi sono sentito chiamare da mio figlio con una voce carica di paura. La scena che mi sono trovato di fronte si è stampata indelebilmente nel mio cervello. Quei due occhi blu annaspavano nell'acqua. Ora sommersi, ora vivi lottavano per rimanere aperti ancora. Non ricordo come ma mi sono ritrovato in acqua a sorreggerlo....... "grazie zio!" le sue parole. Da quel momento, quotidianamente, rivivevo la scena in mille modi diversi con un esito sempre drammatico.....un tormento. Mi sentivo in colpa, mi sentivo responsabile di un qualcosa che poteva segnare per sempre il destino di un bambino.
Primo giorno:
Sono le 6:30, è tutto pronto. Carico come una molla, sono consapevole del fatto che mi aspettano due
giorni intensi, speranzoso che siano anche ricchi di emozioni. L'imperativo è categorico, andare piano.
L'aria è piacevolmente fresca, via Caracciolo è un vero spettacolo. Mi emoziono nel guardare il Vesuvio in lontananza pensando che devo raggiungerlo e superarlo. Da Piazza Municipio a Torre del Greco il viaggio è da incubo. Il fondo stradale è fatto di blocchi di basalto, non c'è un attimo di pace. Sono costretto a pedalare in piedi sulla bici per non "affaticare" il mio posteriore. Due ore a sperperare energie fisiche e mentali........ le pagherò a caro prezzo, lo sento. La situazione non migliora da Torre del Greco in poi. Se da un lato il fondo stradale è diventato scorrevole dall'altro la "città", oramai, è completamente sveglia. Torre Annunziata, Scafati, Angri, Cava dei Tirreni una lunga fila di macchine, autoarticolati, moto, semafori, polvere, gas di scarico, frastuono........l'inferno! Dove sono i miei boschi? La strada comincia a scendere verso Salerno, il peggio è passato. Ho la bocca piena di polvere, ne sento lo scricchiolio sotto i denti......che schifo. Faccio una sosta nella villa comunale della Perla del Sud. Mi rinfresco il corpo, sciacquo la bocca.......quasi una doccia, comincia a far caldo. Percorro il lungomare con leggerezza, finalmente un po' di pace. Mi ritrovo a pedalare con gioia mirando i bagnanti, il riflesso dell'acqua.......comincio a sentirmi in vacanza. Mai distrarsi! Sbaglio strada. Invece di percorrere la diagonale, mi ritrovo a coprire i cateti di un immaginario triangolo rettangolo che collega Salerno e Battipaglia. Quasi un'ora in più (20 km) sulla tabella di marcia e sotto un sole cocente.....la pagherò a caro prezzo, lo sento. Ore 13:00, sono a Battipaglia. Decido di fermarmi a mangiare, bere e riposarmi. Sono a metà del tragitto e comincio a sentire la stanchezza; un'ora di sosta mi farà bene. Cerco di rilassarmi, fino ad ora il viaggio è stato troppo frenetico. "Non è una gara" mi ripeto, non è una gara.
Fa caldo, il sole picchia forte sulla pelle. Ho passato da poco Eboli e la strada comincia a salire.
Ci sono da scalare gli Alburni per infilarsi nel Vallo di Diano, la mia prima meta è lì. Bevo con continuità ma sento che il corpo evapora più velocemente. Il tratto più duro del percorso capita nel momento più caldo della giornata.....non lo avevo previsto. Le gambe girano bene, il cardiofrequenzimetro mi tranquillizza, pedalo con un buon ritmo. Ora che sono finalmente solo non ho il coraggio di rilassarmi a guardare intorno a me, dentro di me. Fisso l'asfalto cercando di farlo scorrere ininterrottamente. Dopo quasi due ore, la salita termina. Ora le gambe mi fanno male, sono vuote. La seduta non è più "piacevole", accuso dolori anche al fondoschiena. Cerco di sciogliere i muscoli in discesa, mi idrato, mangio qualcosa ma le sensazioni non sono ottime. Scendo verso Auletta. Una frana mi costringe a prendere la bici in spalla, altra mazzata sulle gambe. Arrivo alle Grotte di Pertosa e la strada ricomincia a salire. Davanti a me un muro verde ed una serie di tornanti in lontananza che non fanno presagire nulla di buono. Sono cotto e manca ancora tanto. Non mi abbatto e continuo a pedalare sfruttando rapporti sempre più leggeri. Devo alzarmi spesso sui pedali perché la sella mi sta logorando le natiche........errore non partire con la mia sella! Alzarsi sui pedali significa affaticare ulteriormente le gambe ed infatti........crampi!
Faccio appena in tempo a scendere dalla bici che i bicipiti femorali si pietrificano. Mi siedo a terra per cercare di stirarli ma il dolore è lancinante. Mi alzo per provare a camminare ma non riesco a muovere le gambe.......è la fine! Davanti a me i tornanti sono più vicini ma ancora belli alti, il muro si è solo avvicinato. Respiro, bevo, mi calmo. Faccio un passo, poi un altro.... ora posso almeno camminare. Il Vallo di Diano è dietro quel muro. Casalbuono (prima tappa) è troppo lontano. Devo almeno scollinare, scendere verso la civiltà per trovarmi un posto dove dormire. Sono le 17:00, ci sono più di due ore di luce ancora e se cammino fino alla vetta ce la faccio. Mi costa fatica camminare in salita, spingendo la bici, ma almeno "macino metri" e mi posso, finalmente, guardare intorno. Sto meglio, ora sono sull'ultimo tornante......in alto. Mi giro a guardare alle mie spalle per la prima volta. Da qui riesco a scorgere quello che è stato il tragitto di oggi, non mi sembra possibile! Risalgo in sella a fatica. La bici scende da sola verso la valle. Provo a far girare le gambe, un po' di stretching per scongiurare altri crampi. Ormai non ho più niente da dare. Inutile andare oltre; meglio fermarsi per recuperare quanto prima possibile. Mi fermo ad Atena Lucana dopo 198 km, quasi dieci ore a pedalare. Una doccia, una cena ingerita con difficoltà e collasso nel letto.
venerdì 18 ottobre 2013
To the attention of the WTC (thanks teacher!)
Dear Sirs,
I take the liberty of writing to you because I strongly
believe that everyone has the right to pursue a dream, at least one in his
lifetime. Mine, like every other triathlete, would materialize by participating
in the Hawaii Ironman Triathlon World Championship.
I’m aware of the rules for participation and
that is why I would try to wring a
promise from you. I do not think I'll ever qualify or win a slot to go to
Kailua-Kona. My job typically takes me up ten hours a day and I try to spend as
much time with my family as possible. This implies a maximum of four workouts
per week. You can well understand that, under these conditions, it is quite impossible
to get ready to go strong enough as to be able to win a slot in my category.
Someone might point out that, under these
conditions, it is impossible for an ironman to get proper training ... but he
can. In fact, up to now I can boast of being a finisher after three 70.3 distance races finished in Pescara-Italy
(2011-2012-2013) as well as of being a Frankfurt Ironman finisher (2012).
My goal as a triathlete is to be able to race every year in a 70.3 and every
five years in a full-distance ironman event (WTC circuit races). I am sure you
can understand how passionate I am, but my great passion also faces with real
difficulties.
My request, which I’m explaining below, stems
from the need to plan in the long term my possible participation in the world championship,
that is knowing in advance “the date” of the longest day of my life. I can only
trust to luck. By enrolling in the
lottery maybe I could be chosen for 2014 in which case I would face with many
problems: lack of adequate training, financial difficulties, problems at work. By
planning in the long run instead, and knowing the exact year of participation,
I could arrange everything with total confidence, giving all my best and asking
my family for their great support and sacrifices.
I would like to ask the organization to kindly assure
my participation in Kailua-Kona for 2032! Yes, you read that right. To celebrate
my sixtieth birthday I would like to participate in the world championship. The
way I celebrated my 40 years completing my first Ironman (Frankfurt 2012) is how
I dream of celebrating in 2032. How can I wring this promise from you? What can
I do to convince you to make my dream come true? I would be willing to enroll
every year in the lottery to be, coincidentally, selected in 2032.
I look forward to your response, I still have 19
years to convince you.
Kindest regards,
Mauro Covotta, Italy
Email address: maurocovotta@libero.it
venerdì 28 giugno 2013
Il sogno di ogni triathleta
Alla cortese attenzione della WTC
Salve. Mi permetto di scrivervi perchè, credo, che ognuno di noi abbia il diritto di perseguire un sogno, almeno uno nella vita. Il mio, come quello di ogni triathleta, si materializzerebbe partecipando all'Hawaii Ironman Triathlon World Championship. Conosco le regole per garantirmi la partecipazione ma vorrei provare a strapparvi una promessa. Non credo che riuscirò mai a qualificarmi, a vincere una slot per andare a Kailua-Kona. Ho un lavoro che mi impegna almeno 10 ore al giorno, una famiglia alla quale cerco di dedicare quanto più tempo possibile. Questo comporta che il sottoscritto può garantirsi, al massimo, quattro allenamenti settimanali. Potete ben capire che, in queste condizioni, è impossibile provare a prepararsi per andare talmente forte da conquistare una slot nella mia categoria. Qualcuno potrebbe sottolineare che, in queste condizioni, è impossibile prepararsi un ironman..... ed invece si può. Per adesso posso vantarmi di essere un finisher nei tre 70.3 di Pescara (2011-2012-2013) e nell'ironman di Francoforte (2012). Il mio obiettivo da triathleta è quello di gareggiare tutti gli anni in un 70.3 e ogni cinque anni in un ironman completo (gare del circuito WTC). Potete ben capire che la passione è grande ma si scontra con difficoltà oggettive. La mia richiesta, che di seguito esporrò, nasce dall'esigenza di dover programmare nel lungo periodo un'eventuale partecipazione al campionato del mondo, sapere in largo anticipo la data del giorno più lungo della mia vita. Io posso sperare solo nella fortuna. Iscrivendomi alla lotteria potrei essere sorteggiato anche per il 2014 ma questo mi creerebbe non pochi problemi. Difficoltà di allenamento, difficoltà economiche, problemi di lavoro. Programmando nel lungo periodo, conoscendo l'anno di partecipazione, potrei organizzarmi con molta più tranquillità, dando tutto quello che si può dare e chiedendo alla mia famiglia grossi sacrifici. Ora vengo alla richiesta.
Vorrei chiedere all'organizzazione di garantirmi la partecipazione a Kailua-Kona per il 2032! Avete letto bene. Per festeggiare il mio sessantesimo anno di età vorrei partecipare al campionato del mondo. Così come ho festeggiato i miei 40 anni portando a termine il mio primo ironman (Francoforte 2012) altrettanto sogno di fare nel 2032. Come posso strapparvi questa promessa? Cosa posso fare per convincervi a regalarmi questo sogno? Sarei disposto ad iscrivermi tutti gli anni alla lotteria per essere, casualmente, sorteggiato nel 2032. Aspetto con ansia una vostra risposta, ho 19 anni di tempo per convincervi.
Cordiali Saluti
Mauro Covotta, Italy
P.S. La presente sarà tradotta dalla mia teacher Ilaria ed inviata, via posta, alla federazione.
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domenica 16 giugno 2013
Debacle su tutti i fronti.
Sconfitta devastante e senza scusanti....... se non quella di non essere allenato.
E pensare che ci avevo sperato, per poco ma ci avevo sperato. Nell'economia della gara consideravo importante uscire dall'acqua davanti al loro primo frazionista e così è stato. Partito 10 minuti prima del "Gigante" avevo lo scopo di tenermelo dietro per rendermi conto di quando sarebbe avvenuto il sorpasso nella frazione di bici e per contenere al massimo le perdite nella prima frazione. Presa la bici sono partito con la consapevolezza che Franco prima o poi sarebbe arrivato dovevo solo verificare a quale chilometro. Le gambe giravano bene, mi sentivo bene ed ero fiducioso. Al sesto chilometro ho visto passare un treno di nome Franco! Non pedalava....... volava! Non mi sono perso d'animo, doveva succedere. Ho continuato a pedalare con un buon ritmo anche se con molta più pressione psicologica. Al momento del sorpasso il mio distacco dagli ODIPRUVE si materializzava in 10 minuti..... con la certezza che quel distacco avrebbe avuto un andamento crescente nel tempo. I problemi sono arrivati quando ho cominciato a guardare con insistenza il contachilometri....... al ventesimo chilometro! Mancavano 70 chilometri alla fine della frazione di bici e già non avevo più le gambe...... inutile descrivere il calvario. Abbraccio l'idea di non poter più raggiungere gli ODIPRUVE, non c'è nulla da fare...... a meno di un infarto al terzo frazionista. L'unica cosa che potevo fare era mettermi dietro Gabriele, fare la terza frazione un tantino più veloce di lui..... per non essere schernito da tutti e tre! Niente! Crampi ad ogni cambio di direzione...... sconfitto anche nella corsa.Onore ai vincitori.
Ad una settimana dalla batosta c'è il rimpianto di non aver potuto preparare la gara nel modo giusto, troppe poche ore passate in bici....... ma non mi arrendo. A settembre ci potrebbe essere la rivincita, sul lago di Varano in provincia di Foggia. Il VARANO LAKE Tri 112.9 è un altro mezzo ironman che potrebbe darmi la possibilità di un riscatto, magari sfidando più squadre. Chi se la sente?
P.S. Un complimento particolare a Gabry. Si è sfidato, ha sofferto ed ha raggiunto il risultato. Spero riesca presto in un'impresa molto più impegnativa....... in bocca al lupo.
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