Con coraggio mi vesto, preparo lo zaino e scendo a fare colazione. Fame zero, sono ancora nauseato dalla cena ma mi impongo di mangiare quanto più possibile. Risalgo in camera, infilo la testa sotto l'acqua fredda con il tentativo di scuotere e risvegliare il mio corpo. Nel salire e scendere le scale ho potuto verificare che le gambe non ci sono ed i crampi sono in agguato.......che fare? Partire o fermarsi un giorno? Squilla il telefono, è Stefania. Lei non sa che sono già partito, lei sa che sto per partire (sorprese d'amore!). Mi chiede come mi sento, se sono emozionato e pronto per questa avventura. Parlare con lei mi scuote, come sempre. Un'onda di energia mi pervade; mi immagino arrivare in serata tra lo stupore di familiari increduli e le lacrime di gioia. Si parte, ce la posso fare. In fin dei conti, male che va mi faccio venire a prendere. L'obiettivo della giornata è fare quanti più chilometri possibile, avvicinarsi quanto più possibile. Se poi riesco ad arrivare con le mie gambe beh allora mi tuffo in acqua con tutta la bicicletta! VIA!
Salgo in bici e la seduta è già da lacrime, non importa. Per fortuna il primo tratto è pianeggiante, posso sciogliere un pò le gambe e far entrare in circolo la colazione. Devo assolutamente scongiurare i crampi e per questo la mia velocità è controllatissima. Rapporti agili e velocità da crociera. Comincia la salita verso Lagonegro...... lunga, lenta ma piacevolissima....... sono nei boschi! Mi affianca un ciclista che sta rientrando dal suo allenamento, anche lui diretto a Lagonegro. Tra le chiacchiere gli racconto il mio "pellegrinaggio"..... da dove son partito, quando son partito, la strada che mi aspetta. "STAI BELLO ACCIUMAGATO!" mi dice. "Prego?" Gli rispondo. "GUARDA CHE TE PUOI ACCAPPOTTA'!" Replica lui. E' di Roma e viene in vacanza da queste parti ogni anno. Conosce bene queste montagne e mi fa capire, in modo molto esplicito, che quello che mi aspetta è da brividi. Anche ieri mi è capitato spesso di confrontarmi con lo stupore delle persone quando mi fermavo per chiedere indicazioni stradali, ma erano persone normali. Adesso, invece, è un ciclista provetto che mi sta avvertendo del pericolo....... non fa niente, male che va prendo un pullman! Arrivati a Lagonegro ci salutiamo. Mi fermo al mercatino della piazza a comprare un po' di frutta, la mangio e via. Scendo verso Lauria ma non mi sento tanto bene. Comincia a far caldo, mi sento debole, affaticato ed anche preoccupato. Le gambe continuano a latitare ed anche in discesa comincia a costarmi il pedalare.
Decido di fermarmi nuovamente. Non devo avere fretta, meglio ascoltare i richiami del corpo.

Da qui posso guardare lontano. Vedo altre montagne all'orizzonte ma non credo interessino il mio percorso......è fatta! Mancano ancora tanti chilometri ma saranno tutti in discesa fino al mare e pianeggianti fino a "casa". Devo sbrigarmi però, altrimenti farà buio prima del mio arrivo. Giù in picchiata! Una lunga discesa mi rinfresca e mi da la possibilità di bere e mangiare. Scendo, scendo ma la direzione non mi convince molto......mi sto praticamente dirigendo verso quelle montagne che ritenevo "non interessanti"! Mi fermo per chiedere delucidazioni a degli indigeni.........dramma!
La salita non è ancora finita. Mi viene detto che scenderò fino a 200 m s.l.m per poi risalire fino a quota 1081.........mi viene da piangere. Quelle poche energie che avevo mi abbandonano, il morale crolla sotto i piedi e con esso la speranza di tuffarmi con tutta la bici in acqua. Venti chilometri, venti chilometri di salita ancora e poi torneranno i conti fatti sul valico di Prestieri. Il problema è che nelle mie gambe non ci sono quei venti chilometri. Mi rincuoro pensando a dov'ero stamattina, a come mi sentivo prima di partire, a quello che era il reale obiettivo della giornata.......fare più chilometri possibile. Impiego tre ore a fare i maledetti 20 km, la maggior parte a piedi per evitare i crampi.


La foto a lato rende benissimo l'idea di come mi sentivo. Tante aspettative riposte in questo viaggio ed, apparentemente, nessun risultato portato a casa. L'esperienza è stata di quelle che non si dimenticano più, mai sofferto così tanto. A mente fredda posso dire che, data l'inesperienza, sono stato bravo a gestire sia le emozioni (di paura) sia le energie fisiche. Il prossimo anno, sperando di averne la possibilità, certi errori non si ripeteranno. Arriverò alla partenza più preparato fisicamente e cercherò sicuramente di gestire meglio la parte relativa al cibo.....ho mangiato pochissimo rispetto a quello che ho consumato. Il viaggio interiore comunque c'è stato. Ho dovuto fare pace con me stesso per affrontare e superare una simile avventura.....l'unione fa la forza!
P.S. Da quel viaggio, quegli occhi blu non mi hanno più tormentato..... a presto.
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